Emily Dickinson (1830 – 1886) è stata una poetessa statunitense ed una tra le voci liriche più più intense ed autorevoli del XIX secolo. Minata sin da subito da stati depressivi cronici, in quanto creatura estremamente sensibile, e da una patologia legata agli occhi, a soli venticinque anni si rifugia, volutamente, tra le quattro mura della sua stanza. Un microcosmo visionario che diverrà lo scenario della sua esistenza fantastica e fittizia, tra i voli pindarici della sua anima, atta a riscattare quel disagio reale, con la speranza di trovare quel barlume di felicità necessaria “Io so bene che dentro la mia stanza/c'è un amico invisibile”, confortata da una presenza amica della sua immaginazione. Il suo verseggiare dallo stile unico e inconfondibile, diverrà negli anni, per molti critici e studiosi, oggetto di notevole interesse. L'uso libero e non convenzionale delle lettere maiuscole, la costruzione delle rime asimmetriche, le espressioni talvolta sin troppo enfatizzate, caratterizzano la poesia fortemente metaforica di Emily Dickinson, dai toni sovente assai austeri in un lento salmodiare. In un linguaggio semplice e schietto ha cantato il tema della solitudine, sua preziosa amica, e del suo rapporto con essa, come unico interlocutore, nella complicità e nel pieno rispetto della libertà reciproca “La sola libertà che si concede/è di essere presente/Né io né lui violiamo con un suono//l'integrità di questa muta intesa”. Il suo occhio era capace di vedere ovunque e la sua fervida mente di andare oltre le porte della percezione, travalicando ogni limite, pur rimanendo arroccata dentro il suo fortilizio esistenziale. Indagare attentamente attraverso la sua finestra sul mondo e dialogare con la natura, uno dei suoi grandi amori, le ha fatto costruire versi di rara bellezza, ameni, velati di romanticismo bucolico e visionario nella sua cristallina fantasia “Per fare una prateria ci vuole un'ape e una gaggia,/un'ape, una gaggia,/e fantasia “ perché “la fantasia da sola è sufficiente/se l'ape è assente”, perché tutto risiede nella nostra immaginazione. E l'amore e la passione, elevate all'ennesima potenza, testimoniati dai versi prorompenti di 'O notti frenetiche!', dove la metafora del mare e del suo impetuoso fluire assieme al sentimento struggente dell'amore che non attracca ancore ma che si mette in viaggio senza meta e dove il cuore innamorato “Ha riposto la bussola,/Ha riposto la carta” nautica, è in cerca di lidi paradisiaci e di “vogare nell'Eden”, verso “la nostra estasi”, seguendo l'istinto puro che condurrà il Poeta al naufragio estatico dell'anima “Ah, il mare!/Se potessi ancorarmi/stanotte in te!”. Passione, tensione, emotività, fantasia, Emily Dickinson ha vissuto a piene mani la vita, la sua vita, contemplata con l'occhio della sua anima, avida di sensazioni forti. Morirà il 15 maggio del 1886 a 56 anni.
Non...
Io so bene che dentro la mia stanza
c'è un amico invisibile,
non si rivela con qualche movimento
né parla per darmi una conferma.
Non c'è bisogno che io gli trovi posto:
è una cortesia più conveniente
l'ospitale intuizione
della sua compagnia.
La sola libertà che si concede
è di essere presente.
Né io né lui violiamo con un suono
l'integrità di questa muta intesa.
Non non potrei mai stancarmi di lui:
sarebbe come se un atomo ad un tratto
si annoiasse di stare sempre insieme
agli innumerevoli elementi dello spazio.
Ignoro se visti anche altri,
se rimanga con loro oppure no.
Ma il mio istinto lo sa riconoscere:
il suo nome è immortalità.
Per fare una prateria
Per fare una prateria ci vuole un'ape e una gaggia,
un'ape, una gaggia,
e fantasia.
La fantasia da sola è sufficiente,
se l'ape è assente.
O frenetiche notti!
O frenetiche notti!
Se fossi accanto a te,
Queste notti frenetiche sarebbero
La nostra estasi!
Futili i venti
A un cuore in porto:
Ha riposto la bussola,
Ha riposto la carta.
Vogare nell'Eden!
Ah, il mare!
Se potessi ancorarmi
Stanotte in te!